La voce degli eletti all’estero

ROMA – focus/ aise – “C’è un’Italia che vive e lavora fuori dai confini nazionali, ma che resta profondamente legata al futuro del nostro Paese. Oggi a Napoli, insieme ad Antonio Di Pietro, abbiamo lanciato il comitato “Giustizia senza confini – Italiani nel Mondo per il Sì al referendum”, con un obiettivo chiaro: dare forza e organizzazione al voto degli italiani all’estero in vista del referendum sulla separazione delle carriere”. Così Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto in Centro e Nord America, che da Napoli ribadisce: “il voto degli italiani nel mondo non è accessorio, ma una parte fondamentale della nostra democrazia”.
“In un’occasione così importante, - evidenzia il parlamentare – la partecipazione dei nostri concittadini all’estero può essere decisiva per affermare una giustizia più credibile, più equilibrata e più vicina ai cittadini, a partire dal tema centrale della separazione delle carriere”.
“Ringrazio Antonio Di Pietro per l’impegno, la passione e la determinazione con cui ha voluto mettersi ancora una volta al servizio di una battaglia di civiltà, forte della sua esperienza e della sua storia”, sottolinea Di Giuseppe. “Il suo è un contributo prezioso per aprire un confronto serio e concreto”.
“Da oggi – conclude – il nostro obiettivo sarà informare, coinvolgere e mobilitare le comunità italiane nel mondo, con la speranza che il voto all'estero sia finalmente messo in sicurezza da brogli che per troppo tempo ne hanno caratterizzato la sua storia con il voto postale”.
“Era il giugno del 1955, eravamo a Messina, e, per la prima volta, la Germania capì che aveva bisogno di forza-lavoro. Immaginava di poter supplire con il rientro dei profughi da Est - 12, 13 milioni - ma si capì che, per rilanciare l'economia tedesca che usciva massacrata dal secondo conflitto mondiale, aveva bisogno di braccia, di donne e di uomini. Il 20 dicembre esattamente di settant'anni fa verrà siglato il 1° Accordo per la Germania, il 16° dell'era repubblicana per l'Italia, il 183° per l'Italia in generale, tra Italia e Germania per lo scambio e la collaborazione in materia di lavoro”. Così Toni Ricciardi, deputato Pd eletto in Europa, intervenuto ieri, nell’Aula di Montecitorio, in occasione del settantesimo anniversario della firma dell'Accordo tra Italia e Germania sui lavoratori transfrontalieri.
Un Accordo, ha ricordato Ricciardi, che “segnò probabilmente la chiusura della stagione d'oro degli accordi di emigrazione, inaugurata nel 1946, con il famoso Accordo con il Belgio, proseguita con gli accordi con l'Argentina, la Svizzera, la Francia, con mezzo mondo, che erano lì a testimoniare come l'emigrazione rappresentasse una leva economica per la neonata Repubblica. Non a caso, noi siamo una delle poche Costituzioni che, all'articolo 35, nel Titolo III rubricato “Rapporti economici”, sancisce la libertà di emigrazione”.
“Quell'Accordo – ha spiegato il deputato, che è anche storico delle migrazioni – aprì le maglie: fu inaugurato nel 1956 il Centro emigrazione di Verona, al quale fu affiancato nel 1960, per sei anni, quello di Napoli; la Germania diventava la grande direttrice. Oggi in Germania vive la seconda comunità più numerosa al mondo: un milione di italiani e italiane; seconda solo all'Argentina. Poi, questa storia e questo percorso si legano anche a una stagione, quella dei gastarbeiter, che seguirà quella dei magliari”.
“E la domanda che, per tanti decenni, molti si sono posti è: quanto valeva un gastarbeiter? Nasce nel 1961 il muro di Berlino e, allora, le porte delle fabbriche verranno aperte anche agli italiani; e, se c'è stata una traiettoria di successo dell'automotive a Stoccarda, a Monaco, a Wolfsburg, - ha sottolineato il deputato – lo si deve al sacrificio e al lavoro di centinaia di migliaia di italiani che sono partiti con le valigie di cartone e che hanno contribuito alla grandezza e alla rinascita della Germania e con le rimesse alla ripresa dell'Italia”.
“Ed è per questa ragione – ha rimarcato Ricciardi – che, a distanza di settant'anni, nel luogo massimo d'espressione della democrazia italiana, noi riconosciamo quel sacrificio di milioni di italiane e di italiani che, in un momento molto particolare della storia, attraverso il loro sacrificio, hanno riunito due Paesi, due Nazioni e due popoli affinché non si assistesse più - e mai più - alle tragedie che abbiamo vissuto nello spazio europeo”. L’auspicio, ha concluso, è “che vi siano altri settant'anni di collaborazione tra Italia e Germania e che venga riconosciuto definitivamente il sacrificio di milioni di italiani”.
L’accessibilità ai programmi Rai tramite VPN da qualsiasi parte del mondo penalizza le piattaforme che li distribuiscono con regolare licenza: a sostenerlo è Mario Borghese, senatore del Maie eletto in Sud America, che ha presentato in merito una interrogazione al Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.
Nella premessa, il senatore rilancia la denuncia di "Globo TV": la “piattaforma televisiva internazionale che distribuisce contenuti RAI e di altri broadcaster italiani con regolare licenza”, riporta Borghese, “segnala una criticità che da tempo compromette la sostenibilità della distribuzione legittima all'estero: la possibilità di accedere a "RaiPlay" tramite VPN da qualunque parte del mondo; attraverso semplici applicazioni, installabili su smart tv e dispositivi mobili, è possibile aggirare i blocchi geografici e fruire gratuitamente di tutti i contenuti RAI, inclusi canali live e on demand. Questo fenomeno rappresenta una vera e propria forma di pirateria digitale, che evita gli accordi di licenza internazionali”.
“La programmazione televisiva italiana è parte del made in Italy e, dunque, andrebbe tutelata”, sottolinea Borghese. “Gli utenti scelgono l'accesso gratuito tramite VPN, ignorando le piattaforme autorizzate. Ciò comporta perdite significative per gli operatori esteri e scoraggia nuovi investimenti; molti produttori italiani cedono alla RAI contenuti limitati alla sola distribuzione nazionale. L'accesso globale non autorizzato viola tali accordi e mina la credibilità dell'azienda; la presenza italiana all'estero, costruita con sforzi istituzionali e investimenti privati, viene minata dall'assenza di controlli, riducendo l'efficacia della proiezione culturale del Paese”.
Al Ministro, quindi, Borghese chiede di sapere “quali misure intenda adottare per risolvere questi problemi di pirateria, tutelando la sostenibilità degli operatori che contribuiscono alla diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo”. (focus\aise)