L'ambiente al primo posto

ROMA – focus/ aise – Al via il 24 ottobre la seconda campagna MARSiCO-2025 (MAnagement and Retrieval of Submerged Infrastructures in the Sicily and Corsica Channel), organizzata dall’Istituto delle Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISMAR) e realizzata in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) nell’ambito delle attività di EMSO ERIC, infrastruttura di ricerca pan-europea per promuovere l’esplorazione degli oceani e dei mari che circondano l’Europa.
L’iniziativa è volta a garantire il monitoraggio continuo di parametri oceanografici essenziali, attraverso la manutenzione degli osservatori e l'acquisizione di nuovi dati, per comprendere lo stato del Mediterraneo in punti chiave tra cui lo Ionio occidentale, sede del nodo INGV dell’Infrastruttura di Ricerca EMSO - Western Ionian Sea. Un gruppo di ricercatori e tecnici salperà sulla nave Gaia Blu del CNR da Bari per dirigersi verso il Mar Ionio occidentale e i Canali di Sicilia e Corsica, al fine di manutenere i mooring strategici (dispositivi ancorati al fondale marino volti allo studio delle correnti o delle proprietà fisiche dell’acqua) e di garantirne l’operatività nel lungo termine.
Inoltre, verrà testata e validata la strumentazione acquisita dal progetto PNRR ITINERIS (Italian Integrated Environmental Research Infrastructures System), che insieme a EuroGO-SHIP ha supportato la campagna. Un gruppo di ricerca CNR-INM (Istituto di Ingegneria del Mare) parteciperà alla campagna focalizzandosi sul progetto GAIA-TWIN, finalizzato a sviluppare un gemello digitale della nave Gaia Blu. Grazie a tecniche avanzate di dynamic mode decomposition e machine learning, lo studio è volto a creare modelli predittivi che consentano di supportare la sicurezza nella navigazione, il monitoraggio strutturale e la gestione del ciclo di vita della nave.
La campagna, che si concluderà il 10 novembre con l’arrivo al porto di La Spezia, rappresenta un passo importante per l’avanzamento delle conoscenze oceanografiche, con l’obiettivo di promuovere la collaborazione nazionale e internazionale, nonché l’adozione di tecnologie innovative per la ricerca marittima.
Un modello matematico stimerà la capacità dei ghiacciai di mitigare il clima nei prossimi anni. È quanto ha realizzato un gruppo di ricerca internazionale, coordinato dall’Institute of Science and Technology Austria (ISTA) in collaborazione con l’Istituto di scienze polari (Cnr-Isp) e l’Istituto di ricerca sulle acque (Cnr-Irsa) del Consiglio nazionale delle ricerche, mettendo a confronto la temperatura superficiale dei ghiacciai con quella dell’ambiente circostante. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Climate Change.
“Questo modello si basa sui dati provenienti da 350 stazioni meteo situate su 62 ghiacciai in tutto il Mondo, raccolti attraverso 169 campagne estive di misurazione. È emerso che queste masse ghiacciate raggiungeranno il culmine della capacità di auto-raffreddamento entro il prossimo decennio”, affermano Thomas Shaw e Francesca Pellicciotti, ricercatori dell’ISTA. “Raggiunto l’apice, prevediamo che le temperature in prossimità della superficie aumenteranno velocemente, comportando la fusione e il ritiro dei ghiacciai in tempi più rapidi”.
I ghiacciai tendono naturalmente a raffreddare il loro microclima e gli ambienti locali della valle, generando il ‘decoupling’, ovvero un disaccoppiamento tra la temperatura del ghiaccio sulla superficie rispetto a quella dell’ambiente in cui si trovano. Tuttavia, i ricercatori hanno previsto un cambiamento di tendenza che avverrà prima della metà del secolo in corso, quando la fine del decoupling accelererà esponenzialmente il declino dei ghiacciai. “Possiamo parlare di resilienza dei ghiacciai alla fusione, proprio perché attraverso il raffreddamento dell’aria circostante si proteggono dal cambiamento climatico. Ma questo effetto non durerà a lungo”, precisa Franco Salerno, ricercatore del Cnr-Isp.
Dal punto di vista scientifico, la scarsità di dati osservazionali rappresenta una criticità, perché limita l'identificazione di soglie critiche che potrebbero segnalare cambiamenti imminenti nel comportamento dei ghiacciai e negli effetti che producono sull’ambiente. “Abbiamo pertanto l’urgente necessità di espandere le reti di misurazione, in particolare nelle regioni montane poco rappresentate, che ci aiutino a comprendere il comportamento futuro di risorse idriche cruciali, quali sono i ghiacciai”, conclude Nicolas Guyennon, ricercatore del Cnr-Irsa e coautore della ricerca. (focus\aise)