DALL’ITALIA ALLA SVEZIA SEGUENDO IL JUDO – di Valerio De Paolis


STOCCOLMA\ aise\ - “Stefano Pregnolato è un ragazzo 28enne che si trova in Svezia da quasi tre anni ed ha una storia particolare da raccontare”. Ad intervistarlo è stato Valerio De Paolis che a Stoccolma dirige “Il Lavoratore”, trimestrale della Fais.
“D. Prima di tutto raccontaci un po’ di te.
R. Sono venuto qui in Svezia, quasi 3 anni fa, da un piccolo paese in Val Sesia, Serravalle Sesia, in provincia di Vercelli, alle porte di Torino. Mi sono trasferito qui a causa delle poche possibilità che avevo in Italia, sia nel campo lavorativo che in generale, così ho considerato la Svezia come un punto dove poter ripartire, forte anche del fatto che mia madre, stando già qui in Svezia, poteva darmi un supporto sia sul lato tecnico che morale.
D. Quali sono state le prime impressioni quando sei arrivato qui in Svezia, e come sono ora, è cambiato qualcosa?
R. Il primo mese è stato molto duro, sono stato malissimo, in quanto non avevo molti punti di riferimento, oltre a mia madre. Mi mancavano gli amici e la mia città, non conoscevo la lingua, anche se me la cavavo con l’inglese, ed inoltre non lavoravo. Ero quasi depresso e volevo tornare a casa. Poi ho iniziato a lavorare come Steward a terra per una compagnia di crociera, per 2 mesi, dopo quel periodo ho iniziato un percorso come pizzaiolo e adesso sto proseguendo questa strada. Ora le cose vanno molto meglio, mi manca sempre la mia città, gli amici e tutto quello che ho lasciato in Italia, ma ho anche una stabilità qui in Svezia che ogni giorno diventa sempre più solida.
D. So che hai una passione per uno sport in particolare, ce ne vuoi parlare?
R. Sì! Io pratico Judo a livello agonistico da 18 anni, ho iniziato, proprio nel mio paesino, per provare qualcosa che fosse diverso, in quanto a quei tempi ed in quel posto il Judo non era proprio conosciutissimo. Dopo un primo periodo mi sono follemente innamorato di questo sport ed ho iniziato anche a considerare l’idea di farlo a livello agonistico. Ho vinto i primi tornei, provinciali, regionali fino ad arrivare a quelli internazionali e ad arrivare a pochissimo dal gareggiare nella squadra nazionale italiana. Così ho iniziato a pensare al judo come un lavoro e sono entrato nelle forze armate facendo un anno di esercito come volontario, per avere qualche punteggio in più per entrare in questi gruppi sportivi, ma purtroppo non è andata come volevo…vabbè. Stranamente, arrivato qui ho avuto una grandissima opportunità: quando mi sono trasferito in Svezia dovevo prepararmi per una competizione in Belgio, così sono andato a cercare una palestra dove allenarmi e mi misi in contatto con la palestra della polizia svedese, la SPIF, dove mi hanno accolto per allenarmi con loro. Dopo questo allenamento, mi hanno proposto un ingaggio ed ora mi trovo a far parte a tutti gli effetti della polizia di Stoccolma, come atleta. Un sogno che si è avverato in un paese straniero. Grazie a loro ho potuto raggiungere un secondo posto in Belgio, un quinto posto in Grecia, un secondo posto ai campionati italiani ed al momento mi preparo per un grosso torneo a Malta. Mi sento molto fortunato, anche perché 5 dei miei compagni di squadra hanno partecipato alle olimpiadi di Rio, sono praticamente nella top class del Judo svedese.
D. Il fatto che tu sia italiano ed ora gareggi per la Svezia ha creato qualche problema a livello burocratico?
R. Il processo è stato un po’ burrascoso in quanto la federazione italiana era contraria al cambio, ma visto i vantaggi che mi offriva la Svezia, rispetto alle poche opportunità che avevo precedentemente, ho fatto l’impossibile per cambiare. A livello di burocrazia, mi sono dovuto cancellare da quella italiana, iscrivermi nella palestra svedese e tesserarmi sotto la federazione svedese. Da Italiano mi spiace molto, avrei voluto portare i colori italiani, ma a volte la vita non va esattamente come te la immagini.
D. Ma quindi tu sei ancora italiano?
R. Io sono ancora italiano, ma ho in mente di prendere la cittadinanza svedese, anche se questo richiede 5 anni pieni più altre pratiche da fare.
D. Quale è il rapporto con i tuoi compagni di squadra attuali, ci sono altre persone che sono nella stessa tua situazione?
R. Devo dire che dal primo giorno sono stato accolto molto bene. Nel judo non esiste distinzione di colore di pelle, di cultura o cose del genere, questo sport ti insegna il rispetto verso gli altri e la disciplina. Nella nazionale svedese ci sono diversi atleti che hanno fatto il mio stesso percorso.
D. La reazione dei tuoi ex compagni di squadra italiani?
R. È stato un po’ uno strano effetto per loro vedermi gareggiare sotto una diversa bandiera e, fortunatamente, non mi è capitato di doverli affrontare, finora.
D. In conclusione come ti senti qui in Svezia?
R. Mi sento molto fortunato, ho conosciuto molte persone che mi hanno apprezzato e mi hanno sostenuto, a partire da mia madre, ai nuovi amici che ho conosciuto qui, al mio datore di lavoro che mi segue e mi apprezza.
D. Come ti vedi nel futuro?
R. Beh il mio futuro per ora lo vedo come pizzaiolo e magari come proprietario di una pizzeria italiana qui a Stoccolma. Per quello che riguarda lo sport, beh… le prossime olimpiadi si terranno a Tokyo e sarebbe un’ottima cosa per me parteciparvi”. (aise)