I bronzi e la sorgente sacra di San Casciano dei Bagni: gli archeologi Papini e Tabolli all’IIC di Bruxelles

BRUXELLES\ aise\ - L’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles ospiterà il prossimo 18 settembre alle 19.00 gli archeologi Massimiliano Papini e Jacopo Tabolli per un evento dedicato ad esplorare la zona archeologica di San Casciano dei Bagni (Siena) in cui è stato rinvenuto il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo.
La zona di San Casciano dei Bagni è di grande interesse storico e archeologico. Gli sconvolgimenti politici che seguirono la caduta della città etrusca di Venzna/Orvieto nel III secolo a.C. comportarono uno stravolgimento degli equilibri dell’Italia centrale. In quel frangente le fonti ci parlano del rovinoso saccheggio del grande santuario confederale del Fanum Voltumnae, il Luogo del Cielo, che aveva ospitato alle pendici di Orvieto le celebrazioni dell’identità etrusca con le sue città fino a quel momento.
Nuovi santuari nacquero proprio dopo quell’evento nel territorio tra Toscana, Umbria e Lazio, segno della ristrutturazione dei paesaggi del sacro. Così nella seconda metà del III secolo a.C., lungo l’itinerario antico che dalla città di Chiusi si dirigeva verso la città e il grande porto di Vulci, all’ingresso della Val di Paglia, dove oggi sorge lo splendido borgo medievale di San Casciano nei Bagni, la presenza di una miriade di sorgenti termali con proprietà terapeutiche fu alla base della creazione di nuovi santuari: luoghi di incontro, di cura per uomini ed animali, spazi di mercato, scambio ed esibizione di ricchezza. Attorno alla sorgente sacra del Bagno Grande, almeno dal III secolo a.C. si concentrano le tracce di riti e culti che legano il bronzo con l’acqua calda. Questa conferenza è l’occasione di immergersi all’interno del sacro caldo della sorgente termale, alla scoperta dell’insieme di figure, in piccola e grande scala, che incastonarono nel bronzo il segno delle antiche preghiere in questo luogo sacro e che nel corso del I secolo d.C. furono protette nella vasca sacra sotto il segno di un fulmine caduto e sepolto, anch’esso in bronzo. Lingue diverse dischiudono comunità miste, che giungono in pellegrinaggio al santuario anche da città lontane. Un luogo di accoglienza che lo scavo in corso sta restituendo nella sua complessità.
Una parte dell’intervento illustrerà i reperti scultorei prevalentemente in bronzo di destinazione votiva e di formati eterogenei rinvenuti nella campagna di scavo del 2022, che raffigurano divinità e devoti: manufatti riferibili a un periodo compreso tra il II secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C., non oltre l’età tiberiana, anche in accordo con le iscrizioni talora presenti e con i dati stratigrafici. Inoltre, sarà presentata una nuova copia in marmo di Apollo Sauroctono, emersa nella campagna di scavo del 2023, con una riflessione sulle valenze del suo utilizzo all’interno del santuario. (aise)