Appello a Tajani da Co-mai e UMEM: favorire il processo di pace e contribuire a mettere fine al bagno di sangue a Gaza

ROMA\ aise\ - "I giorni del terrore e del sangue in Palestina sembrano non avere mai fine. E certamente la politica estera dei paesi Ue e degli Stati Uniti, fin qui, e non è certo esente da colpe a suo modo anche l’Italia, hanno fatto ben poco per favorire il processo di pace, con quella che poteva e doveva essere una mediazione più forte e incisiva verso il dialogo e verso la creazione di Due Stati e due Popoli. Rivolgiamo un appello alla nostra politica estera italiana e al Ministro Tajani. Anche se fin qui il nostro Governo poteva fare molto di più per la pace, siamo convinti che abbia ancora la forza diplomatica e il peso a livello internazionale per favorire il processo di pace e contribuire a mettere fine a questo bagno di sangue".
Esordisce così, con parole cariche di amarezza, ma anche con lo spirito battagliero che contraddistingue ogni giorno l’impegno delle associazioni che ha fondato e presiede, il Prof. Foad Aodi, che, a nome di Umem, Unione Medica Euromediterranea, Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, e con l’attività giornalistica di Radio Co-mai internazionale, costruita su oltre 120 corrispondenti nel mondo, tutti sotto l’egida del Movimento Uniti per Unire, presenta un'indagine aggiornata su quello che sta accadendo da mesi in Medioriente.
Una vera e propria catastrofe umanitaria a tutti gli effetti, quello perpetrato contro la popolazione palestinese.
Ecco allora i dati che vengono forniti dall’Umem e dai corrispondenti di Radio Co-mai internazionale, aggiornati ad oggi: sulla base di un totale di ben 40 mila vittime, 10.000 persone scomparse di cui non si sa più nulla e il cui corpo non è mai stato ritrovato; 40.000 decessi avvenuti negli ospedali; 17.000 bambini deceduti uccisi dalla guerra; 36 bambini morti in ospedale per denutrizione dovuta alla mancanza di cibo; 11.088 donne decedute; 885 vittime tra il personale sanitario; 79 vittime tra gli uomini della Protezione Civile; 168 giornalisti rimasti uccisi; 7 grande aree di fosse comuni; 92.152 feriti; 70% delle vittime sono bambini e donne; 17.000 bambini rimasti orfani, di entrambi o almeno uno dei due genitori; 3.500 bambini rischiano di morire a causa della malnutrizione e della mancanza di cibo; 25 mila feriti devono oggi recarsi all'estero per cure; 10.000 malati di cancro rischiano la morte e necessitano di cure; 11mila pazienti affetti da varie patologie necessitano di cure all'estero; 1.737.524 contagiati da malattie infettive a seguito degli sfollamenti; 71.338 casi di infezioni da epatite epidemica dovuta agli sfollamenti; circa 60.000 sono le donne incinte a rischio, a causa della mancanza di assistenza sanitaria; 350.000 pazienti malati cronici sono a rischio a causa della mancata introduzione di farmaci; 310 casi di arresto di personale sanitario; 36 casi di arresto di giornalisti di cui si conoscono i nomi; 2 milioni di sfollati nella Striscia di Gaza; 121 tra scuole e università totalmente rase al suolo; 110 scienziati, professori universitari e ricercatori uccisi; 610 moschee completamente distrutte; 214 moschee parzialmente distrutte; 3 chiese prese di mira e distrutte dall'occupazione; 150.000 unità abitative completamente distrutte; 80.000 unità abitative rese inagibili; 200.000 unità abitative parzialmente distrutte dall'occupazione; 34 gli ospedali chiusi; 80 centri sanitari chiusi; 131 ambulanze distrutte; 206 siti archeologici distrutti; 3.030 chilometri di reti elettriche distrutte; 34 strutture, tra campi da gioco e palestre distrutti; 700 pozzi d'acqua distrutti e messi fuori servizio; 33 i miliardi di dollari che si contano oggi tra le perdite totali causate dal genocidio palestinese.
"Mi ha ferito al cuore la tragedia, e non è certo l’unica, avvenuta qualche giorno fa, di cui hanno dato notizia tutti i media internazionali, di quel padre palestinese che era appena andato a registrare all’anagrafe i suoi gemellini appena nati - ha spiegato Foad Aodi -. Tornato a casa il pover’uomo non ha trovato altro che macerie e morte: una bomba israeliana ha distrutto la sua casa e gli ha portato via moglie e figli. Continua, allora, incessante, il nostro appello al cessate il fuoco, ma naturalmente anche al rafforzamento dei corridoi umanitari. Per salvare la popolazione palestinese da una strage ancora più grave di quella che abbiamo sotto gli occhi, c’è bisogno di due interventi fondamentali: prima di tutto accogliere in tempi brevi i feriti, senza indugiare, all’interno degli ospedali occidentali, specialmente i feriti gravi a causa del conflitto, le donne e i bambini oncologici. I bambini, le donne, tutti i civili deceduti dall’inizio del conflitto: qualsiasi sia la loro nazionalità e religione, nessuno merita di vivere questo incubo: siamo profondamente addolorati per la loro fine e siamo vicini con il cuore alle loro famiglie. Per questa ragione è necessario rafforzare l’organizzazione umanitaria, con ospedali mobili sul posto e delegazioni di medici pronti a fare la loro parte nei territori dove oggi non c’è pace”.
"Vista la grave situazione dei feriti, c'è soprattutto bisogno di professionisti sanitari specializzati, in rami come traumatologia, chirurgia generale, chirurgia plastica, ortopedia, chirurgia pediatrica, ginecologia, cardiologia e cardiochirurgia. Urgono sangue e farmaci mirati – continua Aodi - per combattere le patologie croniche, in particolar modo per curare i dializzati, per le malattie cardiache e per i malati di tumori vari in stadi avanzati, così come mancano strumenti chirurgici adeguati. Dobbiamo salvare questi innocenti. È una missione che ci coinvolge tutti noi, nessuno escluso, anche se la politica internazionale ha in mano le redini di questa situazione e possiede, con la diplomazia, lo strumento in grado di mettere fine a questo vero e proprio bagno di sangue".
"Oltre all’immediato cessate il fuoco e al progetto di "Due Stati, due Popoli", chiediamo l’istituzione di una conferenza internazionale, con un faccia a faccia tra gli esponenti politici dei paesi coinvolti nel conflitto, allo scopo di salvare la popolazione palestinese", aggiunge infine Aodi. "Condividiamo inoltre, in pieno, l’appello dell’OMS, che chiede a gran voce una tregua umanitaria al fine di completare le vaccinazioni dei bambini contro la poliomielite, dopo l’esplosione di alcuni pericolosi sporadici casi." (aise)