Aria Acqua Terra Fuoco: l'Ambasciata presenta la mostra di Adriana Pignatelli Mangoni

SOFIA\ aise\ - L’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Sofia hanno presentato nelle scorse ore un progetto espositivo pannellare che ripercorre le tappe del "Grand Tour" Settecentesco nell’Italia del Sud, rivisitato da un’artista napoletana, Adriana Pignatelli Mangoni, dal titolo "Aria Acqua Terra e Fuoco".
La mostra, che resterà esposta sul lato esterno dell’Ambasciata d’Italia di Sofia dal 5 settembre al 20 dicembre, è una storia per immagini che va molto indietro nel tempo. Essa ripercorre, idealmente, l’itinerario di fuoco dei vulcani ancora attivi dai Campi Flegrei e dal Vesuvio fino all’arco in gran parte sottomarino che include i vulcani di Stromboli e Vulcano, e infine si conclude con il complesso vulcanico dell’Etna. Le immagini cercano di fissare frammenti di un paesaggio vulcanico nella percezione e interpretazione dei principali viaggiatori, scienziati, artisti e poeti del Seicento e a cavallo del XVII, XVIII e XIX secolo.
Nel ‘700 giungevano a Napoli, all’epoca terza metropoli d’Europa, folte schiere di stranieri per scoprire luoghi e siti sulle orme di illustri personaggi, rampolli di famiglie aristocratiche inglesi, francesi, russe, destinati a carriere diplomatiche e scrittori affermati, che sul finire del diciassettesimo secolo arrivavano nel nostro Bel Paese per arricchire le proprie conoscenze.
Prima tappa Parigi per perfezionare il francese, lingua ricercata dell’epoca. Sosta obbligata del Grand Tour, com’era chiamato l’avventuroso viaggio a cavallo o in carrozza che durava settimane, era Napoli, città ospitale arricchita dalla presenza di Sir William Hamilton, rappresentante di sua Maestà Britannica presso il Regno di Napoli, appassionato di archeologia, precursore di vulcanologia, collezionista di opere d’arte e autore di molti dipinti con paesaggi, ruderi. Testimonianze di quei viaggi erano le “gouache”, o pitture a guazzo, pennellate rapide e decise per l’essiccamento veloce del colore su tavolette, tela inamidata e pezzi di carta per ricordare e mostrare ad amici e parenti Napoli e il Vesuvio, i primi scavi di Pompei ed Ercolano.
Essendo vivo ed attualissimo il discorso sulle radici e sul processo per l’unità Europea, Adriana Pignatelli Mangoni ha voluto offrire un contributo per evidenziare la consapevolezza dell’apporto italiano alle radici illuministiche dell’Europa moderna e della stessa Unità Europea. Ha pensato così un ‘petit Tour’ alla rovescia, un tour neoilluministico, che portasse il ricordo e riflettesse l’esperienza di una visita dell’Europa di fine ‘700 e inizi ‘800 in Magna Grecia.
I naturalisti europei della fine del ‘700 erano infatti in stretta collaborazione scientifica tra loro indipendentemente dalla posizione politica conflittuale dei loro Stati di appartenenza. Mentre l’Europa politica era estremamente divisa tra rivoluzionari francesi, regimi monarchici prussiani ed inglesi, e il Papato in Italia, i fondatori della vulcanologia moderna Faujas de Saint-Fond, Lecoq, Guettard e Dolomieu per la Francia, von Humbolt per la Germania, Hamilton per l’Inghilterra, Spallanzani per l’Italia collaboravano tra di loro per sviluppare una conoscenza oggettiva e scientifica dei fenomeni naturali e vulcanici in particolare.
"Aria Acqua Terra e Fuoco" di Adriana Pignatelli Mangoni è quindi un viaggio attraverso i vulcani della Magna Grecia tra illuminismo e romanticismo. Un viaggio letterario e pittorico tra territorio e storia, tra pensiero scientifico e pensiero umanistico, tra arte e poesia, tra la memoria del passato e la rivisitazione del presente.
“Ho sempre voluto fermare e custodire nella memoria l’immagine di ciò che ho sempre amato, la natura nelle sue più straordinarie manifestazioni - ha spiegato l'autrice, Adriana Pignatelli Mangoni -: i vulcani, il cielo, il mare, i suoi colori e momenti, le coste, gli ulivi, le albe, i venti, la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco. Tutti questi elementi, dalla cui bellezza sono stati attratti molti entusiasti viaggiatori, non smettono di stupirmi e stimolarmi nel capirne le origini e la storia, i contesti, le interrelazioni: guardare cioè tutto questo non come semplice diversità, ma come ricchezza splendida e straordinaria di diversificazione evolutiva”.
Il progetto si avvale del contributo curatoriale del Centro Museale delle Scienze Agrarie (MUSA) presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli e del suo direttore Prof. Stefano Mazzoleni, che ha messo gentilmente a disposizione i materiali digitali della mostra. (aise)